Escursione all’alba
Maria
Autore Maria Hilber
Tag Sport

Attraverso il chiarore della notte fino al sorgere del sole

Un’escursione all’alba dal Passo di Costalunga alla Cima Pope

Le costellazioni si rincorrono sopra di noi. Assieme al Grande Carro e alla Cintura di Orione ci corichiamo a letto aspettando di vivere il grande evento del giorno avvenire. La notte è breve: sono appena le sei del mattino quando ci riuniamo davanti all’Hotel Moseralm per dare inizio all’ultima escursione al sorgere del sole di questa splendida stagione estiva.

Sulle cime si è già adagiato un soffice manto bianco. Le punte dei nostri nasi sono ghiacciate e guardano infreddolite all’insù. Ma il freddo non ci spaventa: abbiamo con noi la giusta attrezzatura. 

Siamo in otto a partire con un minibus dall’Hotel Moseralm, nel cuore del bosco di Carezza. Saliamo di quota fino a raggiungere i 1.745 metri del Passo di Costalunga! Passiamo davanti al Grandhotel e ad altri scenari da favola. Scendiamo dal minibus intabarrati da capo a piedi, le torce accese ci fasciano la testa. La luna riposa in cielo come un saggio dall’aura bianca e ci guarda dall’alto circondata da tante piccole nuvole.

Affrontiamo a piedi una leggera salita per avvicinarci alla vetta. Le torce tremolano di qua e di là, illuminando rocce e radici. Chiacchiere e sussurri si alternano. 

Le ombre tenebrose degli alberi costeggiano il cammino. Sono maestose, eppure, alla luce candida della luna percepiamo la loro essenza benevola. A metà strada, là dove le piste si addentrano nella montagna, sentiamo la sottile coltre di neve scricchiolare sotto i nostri piedi. Chi ha portato con sé i bastoni da trekking non fa fatica. Gli altri procedono con cautela posando un piede davanti all’altro. Camminiamo lungo i candidi sentieri delle Dolomiti passando davanti alle rose delle Alpi ricoperte di fiocchi di neve. Un impianto radiofonico, che all’apparenza sembra  un enorme cartellone pubblicitario, ci strappa un sorriso. Qualche attimo dopo capiamo che non si tratta di semplice pubblicità: qui vengono raccolti e trasmessi dati scientifici. Dalla roccia dolomitica al cosmo.

L’incantesimo di un attimo

Attorno a noi il silenzio. E nessun altro rumore se non il nostro respiro. Ascolto la mattina. Dopotutto stiamo camminando nella culla delle leggende. Più ci avviciniamo alla meta, più il vento soffia forte e si impiglia nella foresta alle nostre spalle, nei cespugli, nei rami e nei tronchi. Fischi silenziosi ci accompagnano lungo il percorso. Ci fermiamo, ci meravigliamo, ci rimettiamo in cammino. La luce dei rifugi dello Sciliar si irradia nel paesaggio. Già, non siamo gli unici ad essere partiti per un’escursione prima del sorgere del sole. Ma il Catinaccio dorme ancora beato, avvolto nel blu della notte.

Passo dopo passo le curve a zig e zag diventano sempre più strette. Più ci addentriamo nel territorio, più la roccia dolomitica si delinea. Il primo accenno d’alba sfiora in lontananza le cime delle Dolomiti Bellunesi. Io stessa vengo pervasa da una sensazione di grandezza e di solennità... e in qualche modo mi sento stregata da un incantesimo. Nell’aria si respira l’imminente sorgere del sole, la luce del giorno diventa più intensa e le pallide rocce dolomitiche svelano i loro contorni.

Gli ultimi metri che ci separano dalla Cima Pope si trasformano in una vera e propria scalata. Per raggiungere la cima bisogna dire addio alla paura e dimenticarsi le vertigini. Le guide d’arrampicata Monika e Ivan ci allungano una mano. Devo ammettere che il loro sostegno mi rassicura.

Come una rovente sfera gialla

Arrivati in cima aspettiamo il grande momento, l’attesa dura qualche minuto appena. La striscia rossa all’orizzonte inizia a sbiadire e, nel momento in cui ognuno di noi ha trovato il suo posto sul tetto del mondo, il sole inizia ad infuocarsi e a divampare in lontananza. 

A poco a poco le cime delle montagne e le gole vengono inondate di luce gialla. 

La guida escursionistica Monika intona una canzone, la magnificenza di questo momento ci pervade. “Davanti a te si inchina la terra per ammirare le tue opere.”
I raggi del sole provano a riscaldarci, ma è il vento ad avere la meglio. Ci opponiamo alla sua forza con ostinazione. Non ci facciamo abbattere. Troveremo di nuovo pace. Mentre ci sentiamo inevitabilmente minuscoli. 

Monika, la proprietaria e l’anima dell’Hotel Moseralm, si è preparata al meglio per affrontare proprio questo momento e ci distribuisce una pozione magica dal sospetto sapore di liquore alla ciliegia. Poi ci offre un tortino al cioccolato accompagnato da del caffè. E una tazza di tè, molto probabilmente corretto con un goccio di grappa. ADESSO ci siamo riscaldati.

Fino a Venezia. O quasi...

Davanti a noi il Catinaccio. Il sole illumina la Marmolada con i suoi impressionanti 3.343 metri di altitudine. All’orizzonte le Alpi della Zillertal e dietro di noi le Torri del Latemar, quelle che gli altoatesini in dialetto chiamano “Poppen”, ovvero le bambole. Secondo la leggenda questi torrioni di roccia bianca altro non sono che bambole pietrificate, che un tempo appartenevano ad un ricco veneziano. Si può dire che stiamo guardando le bambole in faccia. E poi di nuovo da lontano. Il nostro sguardo spazia all’infinito, quasi fino alla Laguna di Venezia, prima di riscendere lentamente verso casa.

Rosadira Bike Days
11 - 15 giugno 2025

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