Il maestro della neve
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Autore Jens Vögele
Tag Personaggi

Il maestro della neve

Josef Gummerer è maestro d'innevamento e responsabile delle piste dell'area sciistica Obereggen dal 1985. Se la località riceve continui premi e riconoscimenti per la qualità della neve e delle piste è sostanzialmente merito suo e del suo team. In questa intervista, Josef spiega quanta passione e quanto know-how siano necessari per garantire una stagione sciistica da dieci e lode.

L'eccellente qualità della neve di Obereggen è nota ben oltre i confini della Val d'Ega e viene continuamente premiata. Perché la neve qui è così speciale?
Abbiamo cominciato a lavorare con i cannoni sparaneve molto presto, tanto che oggi possiamo affermare di avere ben 40 anni di esperienza nel campo della neve compatta. Una tale esperienza si traduce in un bagaglio di conoscenze particolarmente ricco. Non solo: molti dei nostri dipendenti fanno parte della squadra da lungo tempo, e per di più sono originari della Val d'Ega, di modo che si identificano fortemente con l'area sciistica. Macchine e tecniche sono le stesse ovunque. Sono le persone che ci lavorano a fare la differenza.

Quanta neve serve per innevare l'intera area sciistica?
Lavoriamo con circa 200 generatori di neve, di cui 60 mobili che possono essere riposizionati a piacere. Per la produzione di neve compatta, non c'è maestro migliore della natura. La neve prodotta meccanicamente è costituita dagli stessi componenti della neve naturale: nient'altro che acqua allo stato solido. Nella produzione di neve compatta non trovano impiego né additivi né coadiuvanti. Il segreto sta piuttosto nel giusto dosaggio della quantità e temperatura dell'acqua rispetto alla temperatura esterna e all'umidità dell'aria.

Ma quali sono esattamente le condizioni necessarie? 
In natura, l'acqua condensata delle nuvole si raccoglie intorno a minuscole particelle di polvere. A temperature comprese tra i – 30 e i – 50 ºC, si formano piccoli cristalli di ghiaccio che durante la discesa di vari minuti verso il suolo si trasformano prima in cristalli di neve e poi, come frutto di concatenazioni multiple, in fiocchi di neve. La neve tecnica non ha i tipici cristalli di neve e si contraddistingue per un tenore molto più basso di aria e una struttura granulosa molto simile a quella della neve vecchia, da cui il nome di neve compatta: la sua densità di 360–450 kg per m3 è ben maggiore di quella di 30–100 kg per m3 della neve naturale. È chiaro che conoscere le condizioni esterne e saperle sfruttare contribuisce in modo significativo al successo della produzione di neve. 

Da dove proviene l'acqua necessaria?
Utilizziamo acque meteoriche, superficiali e di disgelo. Di acqua potabile non ne usiamo neanche un dito. Disponiamo di due stazioni di pompaggio per riempire tre bacini di accumulo dalla capacità compresa tra i 10.000 e 50.000 m3 e di altre quattro per alimentare i generatori di neve, a ognuno dei quali arrivano fino a 200 l al secondo.

Tutto ciò non comporta un consumo energetico piuttosto elevato?
Evidentemente, il turismo invernale richiede energia. D'altro canto, non si deve perdere di vista l'enorme creazione di valore che l'area sciistica offre alla Val d'Ega. L'importante è che l'elettricità consumata provenga il più possibile da fonti rinnovabili. E poi bisogna tenere conto dell'eccezionale sviluppo tecnologico cui abbiamo assistito nel corso degli anni, che ci consente oggi di lavorare in modo molto economico.

Cosa significa in concreto?
Da una parte, le lance e i cannoni sparaneve oggigiorno sono efficienti almeno il doppio di quanto non lo fossero in passato. Dall'altra, i dati GPS del terreno ci permettono di sapere esattamente quanta neve ci sia in ogni punto. Ciò ci permette di ridurre al minimo gli sprechi nella produzione di neve e al tempo stesso di evitare il rischio di lasciare zone scoperte. In genere, a metà gennaio abbiamo abbastanza neve da non doverne produrre altra fino alla fine della stagione, a Pasqua. La neve compatta, inoltre, non solo assicura piste perfette da dicembre ad aprile, ma contribuisce anche a proteggere i prati di montagna: uno strato di neve tecnica protegge dossi e cime da sci e battipista in misura molto maggiore rispetto a quanto non faccia un sottile manto di neve naturale. E poi c'è il cosiddetto "effetto incanalamento": gli sciatori hanno tutto l'interesse a restare sulle piste; e una minore tendenza a sciare fuori pista si traduce in una minore esposizione del bosco a danni. Più neve significa anche più umidità negli strati più profondi del terreno; e infatti, l'esperienza degli ultimi anni ha mostrato come gli agricoltori di Obereggen siano riusciti ad aumentare la resa agricola sui terreni che vengono utilizzati per gli sport invernali.

Quando deve iniziare l'innevamento per garantire un inizio di stagione sicuro?
Il prima possibile. A volte già in ottobre, quando prevediamo di avere un paio di notti fredde di fila. Una volta prodotta, accumuliamo la neve ai piedi delle lance e dei cannoni e la lasciamo lì. Le piste le prepariamo circa una settimana prima dell'inizio della stagione sciistica.

E cosa succede se fa troppo caldo?
L'area sciistica di Obereggen è stata inaugurata oltre 50 anni fa – e in tutto questo tempo siamo sempre riusciti ad aprire la stagione come e quando previsto. Qui sul versante meridionale delle Alpi, di inverni caldi ne abbiamo avuti più d'uno in passato, quindi sappiamo come affrontarli. In condizioni di scarsa umidità dell'aria, con i moderni cannoni possiamo innevare anche a temperature relativamente elevate, di fino a 3 ºC. E per fortuna siamo abbastanza in alto da poter garantire la presenza di neve. Ma ovviamente non si può negare che negli ultimi decenni il clima si sia sostanzialmente riscaldato.
 

Quanto tempo ci vuole per innevare l'intera area sciistica?
Teoricamente solo 72 ore. A meno che non nevichi a metri, peraltro, la neve naturale ha un ruolo secondario. Si pensi, ad esempio, che 20 cm di neve fresca una volta compressi si riducono a sì e no 3 o 4 cm sulla pista. Per questo, anche in presenza di neve naturale, prima dell'inizio della stagione provvediamo a innevare: così possiamo garantire già ai primi sciatori un manto nevoso di almeno 30–40 cm.

Da dove vengono controllati gli impianti di innevamento?
In passato, dovevamo regolare ogni macchina manualmente. Oggi possiamo farlo tramite computer dall'ufficio o addirittura con il cellulare attraverso un'app dedicata. Naturalmente, ciò rende il nostro lavoro più comodo e flessibile.

Quindi oggigiorno quello del maestro d'innevamento e responsabile delle piste è un lavoro d'ufficio?
Fortunatamente no. Non ne sarei adatto, a me la montagna e la neve piacciono troppo. Di notte, dobbiamo fare sempre un giro di ricognizione con la motoslitta per controllare che sia tutto a posto. Se il vento è cambiato, ad esempio, non lo vediamo sullo schermo. E al mattino, prima dell'apertura degli impianti, facciamo un ultimo giro e controlliamo che tutti i cartelli siano al loro posto. Ciò che vogliamo, infatti, non è solo che i nostri sciatori trovino neve perfetta su piste perfettamente preparate. Ma anche e soprattutto che da noi possano trascorrere vacanze sicure e spensierate.

Sciatori in discesa sulla pista Re Laurino - Catinaccio al tramonto | © Carezza Dolomites/Harald Wisthaler
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